Secinario

Secinaro, da Sicnius, fu certamente un insediamento importante dei Peligni Superequani. In diverse contrade sono stati fatti interessanti rinvenimenti di reperti archeologici.
In località “Casale”, per esempio, vennero alla luce parecchi frammenti antichi in calcare bianco: il frammento di una cornice, il coperchio di un’urna cineraria a forma rettangolare, la parte superiore di un’ara votiva, i resti di un tempietto, un rocchio di colonna, pietre lavorate, tombe a tegoloni, nonché vari resti fittili.

Nei pressi della fontana “La Cambra” sono stati rinvenuti ruderi di antiche costruzioni, resti di muri ad opus incertum, blocchi di pietre squadrate di varie dimensioni, frammenti di laterizi e alcune lapidi che inducono a credere che lui potesse sorgere un vicus o un pagus. Tra la fonte “La Cambra” e il borgo “La Villa” sono stati scoperti resti di muri, un basamento d’ara, pietre lavorate e tombe a tegoloni. A nord della fonte “San Gregorio” fu trovato nel 1926 un frammento di architrave in calcare con fregio in rilievo sulla parte anteriore e, lungo un sentiero, resti di fabbricati antichi, tra cui una cella vinaria. Nelle immediate vicinanze, nel 1968, fu rinvenuto il cippo funerario di “Novia”, interessante frammento di fregio avente, in rilievo, festoni con frutti, foglie e spighe sostenute da putti, altri due cippi (uno presenta sulla parte anteriore una testa di leone con in bocca un anello da cui pende una clava, l’altro, sulla fronte, una dedica ad Ercole Vincitore e, sul lato sinistro, una clava in rilievo), alcune statuette di bronzo, un grosso frammento di cavaliere armato e i resti di un edificio che attestano l’esistenza di un santuario in onore di Hercules Victor. Nella contrada “La Ira” sono stati rinvenuti un’ara votiva, alcuni ruderi di antichi muri, i resti di un sepolcro rotondo in opera cementizia, forse del I secolo d.C., e numerosi frammenti fittili, ancora oggi visibili a dimostrazione che il luogo anticamente era abitato (a giudizio di E. Ricci l’antica Superaequom doveva sorgere proprio in località S. Gregorio-Ira). Nel 1076 Teodino, conte valvense di Gagliano donò al monastero di Farfa i suoi feudi in servitio di Cocullo, Secinaro, Goriano Valli frazione di Molina Aterno e di Molina Aterno. Nel 1143 Rainaldo conte di Celano, figlio di Crescentius, dopo aver riconosciuto l’alta sovranità di re Ruggiero, è nomiato titolare della nuova contea dl Celano e divenne feudatario anche di Secinaro. Nel 1173 nel Catalogo dei Baroni compilato sotto re Guglielmo, si dice che Rainaldo conte di Celano avesse concesso in feudo questa terra c on Goriano di Valva a Sichenale ed al fratello Ruggiero. Nel 1183 nella Bolla di Lucio III, sono menzionate le seguenti chiese: S. Marie de Rosis, S. Nicolai, S. Egidii, S. Juste, S. Quirici, S. Johannis S. Gregorii, , S.Theodori, S. Marie, S. Galatie in Secenaro. Nel 1311 muore l’ultimo discendente dei Sichenali Giovanni di Pandolfo e per disposizione testamentaria lascia i suoi beni alla chiesa reatina forse perché in Sichenali provenivano da Rieti. Nel 1332 il castello di Secenale diventa feudo di Ruggero II dei Conti di Celano figlio di Tommaso e di Isabella. Nel 1391 Antonio, figlio di Ruggiero II dei Conti di Celano usurpa al padre il castello di Secinaro. Nel 1451 la contea di Celano, sotto Lionello Accorciamuro, marito di Iacovella contessa di Celano, aveva molte terre, tra cui “Secenara”. Nel 1484 Restaino IV Cantelmo, per la sua fedeltà alla corona, riceve dal Re Ferdinando la nomina di Giustiziere della Terra di Secinaro. Nel 1489 è signore di Secinaro il nobile uomo D. Antonio Franco del fu magnifico D. Antonio, e in data 26 ottobre rinunzia ad ogni diritto sulla cappella di S. Pio di Molina. Nel 1527 ai tempi di Carlo V, questa terra dal Costo è detta Secinara e, dal Sofia, Secenara e fu segnata di 140 fuochi.

Nel 1596 un pio testatore lasciò tanto quanto bastava per erigere una cappellania per servizio delle chiese di S. Maria della Consolazione, di S. Nicola e di S. Maria della Valle. Nel 1633 è signore della terra di Secinaro il Principe di Gallicano, Pompeo Colonna. Nel 1660, il 29 gennaio i sindaci di Secinaro e di Rocca di Mezzo stipulano un compromesso per la determinazione dei confini. Nel 1662, il 5 aprile Matteo Barberini comprava dal Re Filippo III il feudo di Tornimparte, già devoluto alla Regia Corte in seguito a disobbedienza e poi alla morte del suo possessore Pompeo Colonna. Il feudo fu pagato duecentomila ducati, essendo molto esteso. Comprendeva tra gli altri: Secinaro, Goriano Sicoli, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo e Gagliano. Nel 1669 Secinara fu segnata di soli 83 fuochi quindi scese a circa 300 anime.

Nel 1741 dalla Visita pastorale del Vescovo di Sulmona Mons. Corsignani compiuta il 9 novembre, si apprende che visitò a Secinaro non solo due chiese fuori le mura, ma la parrocchiale di Santa Maria della Consolazione.