Antico centro della valle Subequana, costruito sulle vette di una delle colline che dominano la pianura di macrano nel cui grembo si conserva quel patrimonio archeologico che era dell’antichissima civitas di Superaequum, una delle tre città dei Peligni. Numerosissimi i ritrovamenti archeologici nella sopraddetta pianura: vari pavimenti a mosaico con bellissimi disegni geometrici o floreali, i resti di un tempio dedicato ad Ercole Vincitore, tracce di un acquedotto ed un complesso termale, ruderi di aule porticate, frammenti di fregi con bucrani e ghirlande, alcune epigrafi, una testa di Tiberio giovane, una testa di Druso, una testa di Livia, una statua frammentaria di Marte, una statua frammentaria di Artemide, un cippo con testa di negro barbuto, diversi rocchi di colonna ed alcuni capitelli, molte monete alcune anfore, numerosi bronzetti, fibule, pendagli, e su Colle Caprella, adiacente la pianura, resti di pesanti nuclei murati a cinta.
La presenza infine di un cimitero ipogeo di tipo catacombale su Colle Moro, al confine di Macrano, avvolora la precisa ubicazione dell-antico capoluogo dei Peligni Superequani. In seguito all-invasione longobarda, Superaequum scomparve definitivamente e i superstiti dell’ antica civitas andarono a rifugiarsi in parte in contrada Nuffoli (area del Castelluccio) e la maggioranza sull-attuale Colle San Giovanni (poi del Castello). Tra il 643 ed il 774, dopo l’editto di Rotari, la popolazione castelvecchiese in applicazione dell’ ordinamento politico-economico divenne villaggio longobardo (gli abitanti di Nuffoli) e borgo (quelli di Colle S. Giovanni) ed entrambi vennero aggregati al Ducato di Spoleto. Intorno all’anno mille, Odorisio I, conte di Valva e proprietario terriero della Valle Superequana, dota, per la prima volta, la chiesa di San Giovanni Battista ed Evangelista. Nel 1150, nel catalogo dei Baroni compilato a seguito del censimento dei Feudi e dei feudatari del Regno, ordinati dal Re Ruggero, la terra di Subrego è elencata con numerosi altri feudi come assoggettato dai Normanni. Nel 1216, secondo tradizione, San Francesco è ospite dei Conti di Celano nel loro castello di Gagliano Aterno ivi riceve in dono dal conte la piccola chiesa di Santa Maria con annesso terreno di Castello Vetulo. Tra il 1261 ed 1221 viene costruito il primo nucleo del convento con annessa una chiesuola. Nel 1238 il castello appartiene al barone Trasmondo. Nel 1267 Fra Giacomo, Vescovo di Sulmona, concede a Fra Giovanni Antonio di Castelvecchio il permesso di edificare una chiesa più ampia e di portare a termine il Convento. Nel 1279 il Castello è posseduto dal francese Adamo di Ausi. Nel 1288 la chiesa di S. Francesco con l’attiguo convento e quello di S. Maria, con bolla di Nicola IV vengono consacrati dal cardinale Gerardo di Parma, vescovo di Sabina e legato nel Regno di Napoli.
Nel 1294, Pietro del Morrone durante il suo trasferimento da Sulmona a L’Aquila per essere incoronato Papa col nome di Celestino V, esprime il desiderio di fermarsi a Castelvecchio per visitare la chiesa ed il convento di S. Francesco e qui opera un miracolo. Da allora, il 28 agosto, giorno in cui si celebra in L’Aquila la Perdonanza Celestiniana, molta gente accorre pure nella chiesa di S. Francesco con la persuasione di godere le stesse indulgenze che si ottengono in Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila.
Agli inizi del XIV secolo nasce e fiorisce nel convento di S. Francesco una molto rinomata scuola teologica e filosofica, e tra il 1315 ed 1321 vi insegnò il celebre e dotto frate Andrea da Gagliano.
Nel 1392 il Conte di Celano Ruggero II, affranto da dispiaceri famigliari, si ritira nel convento di Castelvecchio Subequo vestendo l’abito francescano. Alla munificenza del predetto Conte si devono gli affreschi della Cappella di S. Francesco. Al Conte Ruggero II seguì Pietro e a questi Nicolò che donò alla chiesa di S. Francesco preziosi reliquari tra cui la Pasquarella, splendida opera di argento sbalzato e dorato del 1412. Nel 1484 Castelvecchio fa parte dei beni del Principe Antonio d7Aragona Piccolomini.
Nel 1527 l’Imperatore Carlo V riassegna il Castello al contado di Celano; nello stesso anno è aggiunto a Castelvecchio Subequo l’appellativo di Superequo. Nel 1530 ha inizio la modifica del chiostro trecentese o del una radicale trasformazione dell intero complesso. Nel 1633 è Signore della terra di Castelvecchio il Principe di Gallicano a Pompeo Colonna. Nel 1647 viene ricostruita la facciata della chiesa di S. Francesco. Nel 1661 Castelvecchio passa dal Principe di Gallicano a tenimento regio. Nel 1701 nel Catasto conservato nell’Archivio di Stato dell’ Aquila si legge il nome di Superequo trasformato in Subequo. Nel 1712 i Baroni Pietropaoli prendono possesso del paese e fissano la loro residenza nel Palazzo baronale che dopo il matrimonio di Paola Pietropaoli con Michele Colabattista, prende il nome di Palazzo Colabattista. Nel 1789 Castelvecchio è feudo del Principe D. Urbano Barberini. Nel 1803 la Baronessa Donna Maria Tomasetti di Pescina vende per mille ducati al Cavalier Francesco Valeri il Suo bel palazzo di Castelvecchio ubicato tra il vecchio Castello e l’antico Borgo.